Sentieri: Trotula e la medicina delle donne
Mentre questa newsletter arriva nella vostra casella di posta su Virtual Telescope è cominciata la diretta, commentata dall’astrofisico Gianluca Masi, per seguire lo spettacolo della Superluna del Castoro: un plenilunio ben visibile grazie agli strumenti installati a Manciano, nel cielo più privo di inquinamento luminoso dell’Italia peninsulare. La luna piena del Castoro è chiamata così perché in questo periodo dell’anno i roditori sono impegnati nella costruzione delle loro tane per l’inverno. Noi, per combattere il freddo via via più intenso, possiamo rifugiarci nella nostra tana casalinga con una buona lettura.
Più volte su Braccia Rubate abbiamo parlato di erbe e delle loro qualità, nel numero 52 Erbe, elisir e antichi rimedi naturali e nel numero 54 Erbe, foraging e altre meraviglie; ora per aggiungere un’altra tappa al sentiero ho pensato di presentarvi, attraverso le parole dirette dell’autrice, Emilia Zazza – che ringrazio per la disponibilità - un libro uscito di recente per Manni editore, Trotula, medica rivoluzionaria. Un romanzo di finzione inserito in un contesto storico che ci fa scoprire la figura della prima donna medica d’Europa. Tra vita nell’orto, erbe, unguenti e un metodo innovativo per l’epoca (siamo agli inizi dell’anno Mille a Salerno): toccare e ascoltare i pazienti e soprattutto le pazienti. Nasce la medicina per le donne e la medicina di genere, e tutto a inizio dalla conoscenza e dalla sapienza che le donne mettevano nell’utilizzo delle erbe per guarire grandi e piccole problematiche fisiche, estetiche e psicologiche.
Maria Claudia
Emilia, come hai conosciuto la figura di Trotula de’ Ruggiero e per quale motivo hai deciso di raccontare la sua storia?
Ho conosciuto Trotula molti anni fa, durante un master di Studi e politiche di genere a Filosofia a Roma Tre, ma l’idea del romanzo nasce da un desiderio di Agnese Manni e Manni editore che a Trotula aveva già dedicato due libri in passato. Piero Manni, padre di Agnese e fondatore della casa editrice, anni fa aveva curato i due libri di Trotula de’ Ruggiero: De passionibus mulierum ante in et post partum (conosciuto anche come Trotula maior) e De ornatu mulierum (noto anche come Trotula minor) e li aveva pubblicati con i titoli La sinfonia del corpo - Trattato medievale sulla salute e il benessere delle donne e L’armonia delle donne - Trattato medievale di cosmesi con consigli pratici sul trucco e la cura del corpo. Nel tempo poi la figura di Trotula è sempre rimasta nelle loro menti e qualche anno fa Agnese Manni ha pensato che sarebbe stato interessante raccontare questo personaggio ai ragazzi e alle ragazze più giovani. Me lo ha proposto e io ho pensato a un romanzo, mi trovavo più a mio agio con quel genere narrativo e che sarebbe stato più interessante per le giovani lettrici e per i giovani lettori.
La sua attenzione all’universo femminile e la decisione di dedicarsi in particolare alla salute delle donne da dove nasce? E cosa caratterizza il suo modo di curare?
Trotula lo dice in uno dei primi paragrafi del Trotula maior “La miserevole condizione delle donne, e la grazia di una in particolare che mi ha colpito il cuore, mi hanno indotta a trattare con chiarezza le malattie femminili al fine di poterle curare.” E io ho immaginato che questa persona a lei particolarmente cara fosse la sorella. Ma anche la madre che, coerentemente con quanto accadeva ai tempi, è raccontata come una donna fiaccata dalle tante gravidanze, quelle portate a termine e quelle non, e dai tanti lutti per i neonati persi. Era un mondo in cui la medicina era agli albori, la ginecologia non esisteva, anche solo toccare le donne, o per le donne farsi toccare da un medico maschio, era impensabile. Si capì solo nell’800 che lavarsi le mani prima di seguire un parto avrebbe potuto salvare la vita di moltissime donne e bambini (Ignác Fülöp Semmelweis il medico che ebbe questa intuizione e cambiò la storia della medicina fu internato per questo) ecco che capiamo quanto fu rivoluzionaria Trotula de’ Ruggiero che nell’anno mille diceva che per prima cosa per stare in salute bisognava lavarsi. E poi bisognava ascoltare le donne, parlare con loro, e toccarle nei punti doloranti. Altro aspetto innovativo, che seguiva la linea teorica di Galeno, era l’armonia, la ricerca dell’armonia nel corpo e nell’anima e di queste fra loro e in rapporto con ciò che ci circonda. E in tutto questo aveva un ruolo anche l’aspetto esteriore, la skin care, diremmo oggi, e il make up, oltre che la cura dei capelli.
Piena di determinazione Trotula si fa spazio in un mondo dove era impensabile paragonarsi agli uomini, oltretutto nell’arte medica: non si accontenta del ruolo e del titolo di herbaria e di sanatrix, vuole essere magistra. Quali ostacoli deve superare per affermarsi?
Beh deve superare ostacoli esterni: la società, i luoghi comuni, le abitudini, la diffidenza verso le novità, ma anche ostacoli interni, interiori, non è lei che punta al titolo di magistra, ma è Sichelgaita che lo pretende per Trotula ma anche per tutte le donne. Questo è un aspetto molto importante per me nella narrazione: Sichelgaita, altro personaggio storico troppo poco conosciuto, dice a Trotula che è importante che lei acquisisca quel titolo, non tanto per sé stessa, ma per le giovani generazioni, per garantire loro un precedente, per segnare il passo.
Come mai per parlarci della medichessa salernitana hai pensato innanzitutto di rivolgerti ai ragazzi e alle ragazze?
È stata una richiesta dell’editrice che voleva proprio rivolgersi a loro quindi ho girato questa domanda a lei:
“Trotula è una figura modernissima, perché riesce a intercettare delle istanze legate alla donna, al corpo della donna che, ad esempio nella sanità in Italia, arrivano solo in anni recentissimi. C'è il tema della medicina, quello della sessualità, quello della bellezza che è importante in quanto armonia e non fattore estetico. Emilia Zazza ha aggiunto altre questioni (a me sembra, facendo una deduzione più che plausibile dalle poche informazioni storiche che abbiamo, come quella del lavoro e dell'indipendenza anche all'interno del nucleo famigliare. A tutti questi argomenti le giovani generazioni sono sensibili, negli ultimi anni ci si ragiona con maggior consapevolezza e allora ci sembrava importante fornire un ulteriore strumento di riflessione, raccontare la storia di una donna che ha contribuito a cambiare la Storia. Ce ne sono molte, e molto poco se ne parla. Basti pensare che per molto tempo di Trotula si è detto che fosse un uomo...” Agnese Manni
Sin da bambina la protagonista ha un’amica, Rosvita, con cui condivide la passione per le erbe e con cui fa progetti per il futuro. Prenderanno strade diverse ma il loro rapporto è un esempio di solidarietà e alleanza molto importante nella loro crescita; trovi che anche oggi sia così tra le ragazze?
Questo è stato un aspetto molto importante per me. L’esperienza della comunità di donne, il femminismo come movimento di gruppo, la difesa e la rivendicazione dei diritti fatta dalle donne per le donne, intese in senso plurale. E poi le amicizie. L’esperienza femminile è fatta di gruppi piccoli o grandi all’interno dei quali ci si confida, si scambiano esperienze, emozioni, storie. Si litiga anche. È stato sempre così nelle grandi comunità famigliari di un tempo e è così anche nelle nostre società più parcellizzate. E oggi credo ci sia una maggiore consapevolezza del valore e dell’importanza del gruppo tra le ragazze. Un forte senso di solidarietà reciproca.
Nel medioevo (vorremmo poter dire solo nel Medioevo ma sappiamo che non è così), una donna sposata diventava “proprietà” del marito, che poteva disporre del suo corpo e della sua volontà. Trotula riesce a ottenere un destino diverso, in che modo?
Trotula studia, ha prima una visione, un desiderio di libertà, ha sete di conoscenza, vuole andare oltre ciò che conosce, anche se all’inizio non sa nemmeno lei dove la porterà questo suo desiderio, ma lo persegue. Cammina per la sua strada, senza mentire a sé stessa, senza illudersi (sa che non potrà andare all’abazia di Montecassino), ma con grande pervicacia e ostinazione. Anche con grande coraggio. Ma non dobbiamo dimenticare che Trotula è comunque una privilegiata, non solo perché nasce in un contesto di agiatezza e potere, ma perché nasce all’interno di una famiglia che la fa studiare e che fino a un certo punto le lascia la stessa libertà dei fratelli maschi. Tutto questo fa sì che Trotula arrivi a conoscere l’uomo che sarà suo marito quando ha già capito chi è, non sa ancora quanto in alto potrà arrivare, ma sa che è una medica e che continuerà a praticare. Ne è consapevole e lo mette subito sul piatto. E Plateario accetta. Questo non vuol dire che sarà tutto facile per loro, dovranno trovare un modo tutto loro di essere coppia e poi famiglia. E Plateario a sua volta dovrà sperimentare cosa vuol dire essere marito di una medica, un compagno, e non solo un medico.
Il carattere di Trotula che con tutte le sue scelte invita le donne alla riappropriazione di sé spicca in mezzo alle altre figure femminili del romanzo: rappresenta un’eccezione isolata o effettivamente c’erano donne più indipendenti che una narrazione storica maschile ha volutamente trascurato?
Sì la numerosa presenza femminile nel romanzo rappresenta non solo una scelta di racconto, ma corrisponde anche a un dato storico e cioè che a Salerno, presso la Scuola Medica, erano presenti numerose mulieres, esperte erbarie ma anche donne che insegnavano e praticavano la medicina. Salerno, come cerco di raccontare nel libro, era un luogo estremamente avanzato sia sul piano politico sia su quello di ciò che oggi chiameremo “emancipazione femminile”. Le mulieres di Salerno erano famose in tutto il mondo eppure la storia di Trotula è incerta e poco nota, cosi come i pochissimi nomi di altre mulieres di epoche successive che sono arrivate fino a noi.
[Emilia Zazza vive e lavora a Roma, è specializzata in studi e politiche di genere. Autrice di programmi per la Rai, negli ultimi anni lavora a Quante storie e a Presa diretta di Rai3. Per il festival di scrittrici InQuiete di Roma cura la parte dedicata ai ragazzi e alle ragazze. Ha pubblicato il romanzo Si sta facendo notte (Italic-Pequod, 2011) e diretto il documentario Termini Underground.]
Qual è il tuo desiderio di libertà? La tua personale rivoluzione? Se ti va di raccontarcelo scrivi a bracciarubatenewsletter@gmail.com, saremo felici di leggerti. Braccia Rubate torna Barbara e la luna nuova del 1 dicembre.
Buona lettura e buona Superluna, l’ultima dell’anno.
Maria Claudia