La luna si fa nuova alle 22:57 di stasera, venerdì 5 luglio 2024
Come promesso a gennaio, ecco la seconda parte del lunario dell’anno: sarà un po’ il quaderno dei compiti e dei passatempi per le vacanze, con alcune tracce per gli esercizi di fantastica inviati da ospiti o pescati da alcuni libri.
E siccome le vacanze sono sempre troppo brevi, andranno dalla luna nuova di oggi all’ultimo quarto del 30 dicembre prossimo.
Prima di iniziare, un invito: voglio raccogliere un po’ di cartoline dell’estate. Se ti va, mandami una foto del tuo orto estivo, o di un giardino, o di un meraviglioso banco di frutta e verdura di luglio: a settembre ce le guarderemo insieme per salutare l’arrivo dell’autunno (ah: l’autunno, che suono dolce).
E ora: le lune.
[immagine: il mese lunare, incisione di Pierre Miotte per Ars Magna Lucis et umbrae in mundo, di Athanasius Kircher, Roma 1646]
Luglio
5 luglio • luna nuova
13 luglio • primo quarto
21 luglio • luna piena
28 luglio • ultimo quarto
La luna di luglio ha nomi stupendi: luna del cervo, luna del raccolto o delle messi, luna del tuono, luna della muta delle piume o luna dei lamponi. In fondo non vedo perché non possiamo assegnargliene altri, all’infinito.
Il primo esercizio, quindi, è questo: inzia oggi un nuovo mese lunare, e per ventotto giorni la luna prima crescerà, da questa prima notte in cui sarà invisibile e completamente in ombra, fino a diventare piena e poi ricominciare a calare. Osservala, ogni sera – pensaci: quanto tempo è che non ti fermi a osservare il cielo notturno con attenzione? – e ogni sera dalle un nome nuovo, e parlaci un po’. Se pensi di star facendo una cosa davvero molto stupida sei sulla strada giusta.
L’altro invece lo propone Valentina Aversano, la prima ospite a cui chiedere di darci una scintilla per accendere l’immaginazione non poteva che essere lei:
Una delle mie maestre dell'immaginazione è Keri Smith. Il suo Come diventare un esploratore del mondo è uno di quei libri che tengo accanto e che apro ogni volta che devo riavviare le idee. In un passaggio cita queste parole del designer Jurgen Bey:
Tutto ha un valore, che può rendersi manifesto nel luogo e nel momento giusto. Il problema è riconoscere questo valore, questa qualità, e poi trasformarla in qualcosa che si possa utilizzare. Se vi imbattete in qualcosa di valore e la conservate nella vostra valigia metaforica, verrà sicuramente il momento in cui potrete usarla.
L'esercizio che mi ha ispirato è questo qui: scrivi, costruisci o disegna la tua valigia dei tesori. Puoi metterci dentro oggetti, ricordi, ritagli, tutto quello che ti va. L'estate è la stagione perfetta per andare a caccia di scintille.
Agosto
4 agosto • luna nuova
12 agosto • primo quarto
19 agosto • luna piena
26 agosto • ultimo quarto
Per il mese d’agosto ripropongo l’esercizio “per le giornate al mare” suggerito da Veronica Galletta a giugno:
Classificate i vostri vicini di ombrellone. Ognuno di loro ha una storia da raccontare, e se così non fosse, ci sono sempre i coccodrilli, le mani che ricrescono, le malattie saltellanti e i mariti invisibili che possono venirvi in soccorso. Per non parlare dei soldi spesi per mandare messaggi d’amore nello spazio. Quelli, si sa, sono sempre i migliori.
Qui si può leggere per intero.
E per chi rimarrà in città, prendo invece una suggestione da Il senso della natura. Sette sentieri per la Terra, di Paolo Pecere:
Il primo dei sette sentieri, delle sette vie di cammino e riflessione, è la via della città. Percepiamo la città come spazio ben delimitato, distaccato da un altrove che è natura. Lo spazio degli umani, anch’essi, anche noi, percepiti come altro dalla natura.
L’esercizio è quello di esplorare quel confine, scoprirne tutte le aperture, i punti deboli, i cedimenti: dove la natura e il selvatico s’insinuano nello spazio urbano. Dalle profondità: il sottosuolo nasconde la memoria preistorica di un luogo e la sua essenza; al cielo: uccelli migratori, insetti, fenomeni metereologici, aria, acqua, di nuovo: la luna; ai suoi limiti superficiali, dove, camminando verso le periferie, incontriamo la natura, dove questa riprende il dominio?
Rimettiamoci nel mondo, non andiamo a cercare la natura “incontaminata” – è un concetto che ormai ha un significato del tutto traballante: come scrive Pecere “non è che un’astrazione” – in luoghi lontanissimi, questo ci farà continuare a percepirla come altro-da-noi. Cerchiamola qui, vicino casa, sotto i nostri piedi, dietro gli occhi prima ancora che davanti.
Camminando di notte fra le file di auto, tra lampioni che illuminano strade deserte, ho considerato spesso che il valore che diamo all’ambiente urbano è revocabile: quelle forme sono indifferenti, morte. In certe ore sembra tutto insensato, una costruzione che sta a noi tenere in piedi, o abbandonare. In città si può perdere ogni speranza. Invece, camminando tra gli alberi, seguendo un fiume, o lungo il mare, tra i monti, ritrovo sempre un senso di accordo col mondo. È vero, è un senso indefinito, e a meno di non volersi semplicemente orientare nell’ambiente sembra inutile. Perché sto bene ascoltando le onde? Non lo so. Che me ne faccio del verde dei salici lungo il fiume? Perché gioisco quando vedo la volpe che si aggira? Che nesso ha lei con i miei piani di vita, con le persone a cui tengo più che a ogni altra cosa? Nessuno. Eppure, quel sentimento è come un basso continuo, un sottofondo ritmico che persiste e sopravvive a ogni crisi e ogni crollo, capace di rigenerarsi.
L’esercizio, allora, è ritrovare quel sottofondo, spingendosi al confine della città, smontandone il senso, cercando di intravedere cosa ci sta nascondendo.
Settembre
3 settembre • luna nuova
11 settembre • primo quarto
18 settembre • luna piena
24 settembre • ultimo quarto
Settembre è il mese della semina per l’orto invernale (al solito: i più bravi avranno già fatto, ma nessuno ha fretta, qui, si sa e non serve più ripeterlo), è anche il mese dei nuovi inizi, più primo dell’anno del primo gennaio, più nuovo di un buon proposito, più seminatore di tutti.
E quindi, ecco l’esercizio di Carola Susani:
C'è un seme nella tua testa.
Di che pianta è?
Come c'è finito?
Lo vedi crescere quando vai allo specchio.
Cosa vedi?
Cosa succederà?
_
Carola Susani aveva scritto anche l’esercizio di fantastica del numero uno, ad aprile 2021, si chiamava tuberizzati e descarpizzati.
Ottobre
2 ottobre • luna nuova
10 ottobre • primo quarto
17 ottobre • luna piena
24 ottobre • ultimo quarto
Il 23 ottobre del 1920 nasceva a Omegna Gianni Rodari: come sa chi segue questa newsletter fin dalla sua nascita, l’idea degli esercizi di fantastica viene dal suo La grammatica della fantasia.
Poi ci siamo prese molta libertà nell’interpretarli, nell’interpretare la fantastica, perciò ogni persona che ha contribuito mandando la sua traccia per un esercizio nuovo lo ha fatto seguendo istruzioni molto poco chiare, che si allontanavano anche di molto dall’idea originaria (grazie, comunque, di non avermi mandata a quel paese).
Per la luna di ottobre, però, vorrei partire da Il libro degli errori: una raccolta – con i testi di Gianni Rodari e le illustrazioni di Bruno Munari – per sorridere dei piccoli e innocui errori di ortografia, dei minimi sbagli in cui inciampiamo, ma anche per stanare quegli enormi, apparentemente immutabili macigni di errore su cui si è incistato il mondo adulto; quell’adultitudine indiscutibile, razionale, forte – per contrapposizione all’infanzia, all’ingenuità, alla fantasia –, che tuttavia, quando viene messa davanti alle sue contraddizioni, non sa darne una spiegazione.
Il cielo è di tutti
Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi,
di ogni occhio è il cielo intero.È mio quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
[…]Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.
Novembre
1° novembre • luna nuova
9 novembre • primo quarto
15 novembre • luna piena
23 novembre • ultimo quarto
Novembre è, forse più di tutti, il mese della trascendenza, del pensare altrimenti, del cercare realtà che vadano oltre quella fisica, dello stimolare altre visioni.
E così è per questo mese che ho chiesto a Giorgiomaria Cornelio – perché tutto quello che scrive e che fa sembra voler smuovere l’immaginazione, individuale e collettiva – un esercizio di fantastica, ed ecco cosa mi ha mandato:
Consegno qui un estratto dal mio libro Fossili di rivolta. Immaginazione e rinascita; un estratto che ha, come fuoco centrale, il tema del guardare altrimenti, del pensare, "fantasticamente", ad altri modi di attraversare il mondo e la vita animale che s'agita in esso; vita che arriva ad abitare anche il luogo stesso della pagina...
«Si speculi sulla visione degli insetti, come il senso del profumo che ha l’ape nella sua percezione dell’ultravioletto. Per cercare delle realtà visuali umane l’uomo deve, come in ogni altra sua motivazione, trascendere le restrizioni fisiche originarie ed ereditare mondi di occhi»[1].
Era il 1963 quando il cineasta Stan Brakhage raccoglieva queste sue riflessioni in Metafore della Visione, una lettura che scompiglia il torpore delle forme, ponendosi contro tutto ciò che è “realismo” dell'immediatamente “visibile” e “riconoscibile”. Del resto, far abbeverare il “nostro” sguardo nel mondo attraverso altre visioni è una disciplina da sempre salutare, che certamente non si limita alla cinematografia. Sappiamo bene come le esplorazioni “animali” della letteratura di finzione e della filosofia, per quanto viziate da profonde incongruenze, riescano a favorire capovolgimenti percettivi; questo tipo di esplorazioni, anche se non corrispondono al vero, acquisiscono forza proprio laddove formano un tutt'uno con i concetti divulgati. Un’opera celebre come la Cabala del cavallo pegaseo, più che renderci partecipi della realtà dell’asino - animale al quale sono dedicati i vari dialoghi composti da Giordano Bruno -, ci trasmette infatti l'asininità come figura della speculazione peregrinante, movimento di sconoscenza attraverso il quale viene sconvolta ogni abituale concezione. Qui l’asino è figura suprema della decadenza del mondo e sua negazione, «or vase onorato, or vase contumelioso»[2], parodia di quel sapere che tutto agogna e di quello che si limita a non pretendere nulla, molteplicità ambigua e mai pienamente afferrabile. Il movimento asinino del testo interrompe insomma la baruffa dei dogmi, suggerendo di avviarsi umilmente verso una sapienza fluida, trapassante, rivestita di potenzialità.Talvolta, la vita animale della pagina arriva addirittura a prendere il sopravvento sull’opera. Ne sono un esempio i manoscritti devozionali del Tardo Medioevo. Proprio per via della sua origine animale, si credeva che un residuo di vita fosse trattenuto dalla pergamena; questa credenza, unita al tema profondamente religioso delle rappresentazioni, conferiva una dimensione “talismanica” alle figure, che venivano strofinate e baciate dai fedeli fino a logorarsi - a ricoprirsi di stimmate. Si potrebbe affermare che la vita animale della pagina rivela oggi un qualcosa di differente rispetto al contenuto originario dei manoscritti: un “montaggio” di visitazioni rimasto segnato sulla pergamena. Facendo come se la figura fosse la presenza sacra stessa, i fedeli attuavano una transustanziazione della pergamena in corpo reale, con reali “conseguenze”. La vita animale della pagina è una via d’accesso -alternativa e diretta- alla materialità del credere. Una prova carnale del vedere altrimenti.
[1] Stan Brakhage, Metafore della Visione (Milano : Feltrinelli, 1970), p. 55.
[2]Giordano Bruno, Cabala del cavallo Pegaseo (Milano, Daelli, 1864), pag 43.
Dicembre
1° dicembre • luna nuova
8 dicembre • primo quarto
15 dicembre • luna piena
30 dicembre • ultimo quarto
Per l’utima luna dell’anno voglio mostrarti una cosa: sono alcune foto dell’erbario di Braccia Rubate, che ha girato l’Italia per più di due anni, passando di mano in mano fra lettori e lettrici di questa newsletter. È stato un gesto collettivo, un dono comune, una scatola dei tesori, come quella che propone Valentina per il mese di luglio, in forma di quaderno, su cui si sono stratificati i pensieri, le parole, le foglie e i fiori, le foto e i disegni, le sofferenze e le gioie di chi l’ha custodito.
Allora eccolo qui, l’ultimo invito: costruisci qualcosa con gli altri. Qualunque cosa, anche piccolina e semplice come un quaderno collettivo. Una raccolta di semi, un blog, un taccuino di ricette, una piccola biblioteca comune, una trapunta patchwork, un giardino condiviso in un fazzoletto di terra abbandonato. Affidati a persone che conosci da sempre o che ti sono sconosciute, non aver paura che l’idea sia troppo semplice – sono proprio le più semplici quelle che possono funzionare – né che sia troppo complicata o azzardata. Le idee, e le persone, sanno stupire per tenacia, cura, capacità di adattamento e di galleggiamento nelle intemperie.
E infine: grazie a tutte le persone che in questi due anni hanno ricevuto l’erbario, lo hanno sfogliato e arricchito, letto e poi passato di mano, e lo hanno reso la cosa più bella, profumata, commovente, pazzesca che ho mai visto.
Grazie.
Anche per stavolta è tutto.
Braccia Rubate torna dopo l’estate, a settembre.
Se è il primo numero che ti arriva, puoi curiosare fra i precedenti qui e da qualche numero anche qui.
Se ti va, scrivi a bracciarubatenewsletter@gmail.com: inviaci i tuoi esercizi di fantastica, raccontaci le tue vacanze, come stai tu e come se la passa il tuo orto. E, se ti va, mandami una cartolina per la raccolta di settembre!
Buona estate
Barbara
Che gioia essere qui, viva Braccia rubate!