Holz è un’antica parola per dire bosco. Nel bosco ci sono sentieri (Wege) che, sovente ricoperti di erbe, si interrompono improvvisamente nel fitto. Si chiamano Holzwege. Ognuno di essi procede per suo conto, ma nel medesimo bosco. L’uno sembra sovente l’altro: ma sembra soltanto. Legnaioli e guardaboschi li conoscono bene. Essi sanno che cosa significa “trovarsi su un sentiero che, interrompendosi, svia”. Martin Heiddeger, Sentieri interrotti (traduzione di Pietro Chiodi)
Avete mai passeggiato in una sera di luna piena? Stanotte potrebbe essere un’ottima occasione per farlo. Il plenilunio di aprile, chiamato “luna rosa” secondo i nativi americani perché sorge in cielo nel periodo in cui fiorisce la Pholux subulata (muschio rosa), ci invita a camminare in tanti modi diversi, compreso quello al chiaro di luna. Se il cielo è sereno e c’è la luna piena il paesaggio si trasforma ed è interessante notare come ci sentiamo durante questo tipo di passeggiata notturna. Come influisce sul nostro stato d’animo?
Sul camminare di Annabel Streets, edito da Add editore, è una guida preziosa che risveglia il nostro istinto naturale ad andare a piedi, mostrandoci gli innumerevoli benefici che ne derivano.
Sul sentiero di questo trentanovesimo numero di Braccia Rubate incontriamo poi Giulia Capodieci che ha raccolto con entusiasmo il nostro invito a condividere il suo percorso e il suo progetto Talee.
Chiudiamo in bellezza con alcune illustrazioni tratte da Illustrations of the Natural Orders of Plants di Elizabeth Twining (1868).
A tutti e tutte infine un augurio di buona Pasqua, solitamente momento di rinascita e riconciliazione con noi e con gli altri. Che sia serena, gioiosa e magari in mezzo alla natura.
Maria Claudia
Se non sai cosa fare, cammina
Dopo aver passato troppe ore di fronte al computer, quando ho bisogno di svuotare la testa o trovare una soluzione, se il corpo è stanco per la stessa posizione o quando mi sento un po’ agitata o triste, mi metto in cammino. L’ho sempre fatto, provando sollievo, una sana fatica, tornando a casa più leggera, con più idee o con una maggiore lucidità sul presente e la situazione da affrontare. Spesso, poi, la camminata sortisce un incontro, due chiacchiere, un angolo nuovo da scoprire, un giardino nascosto, un balcone fiorito verso cui non avevo mai sollevato lo sguardo.
Tutto ciò per dire che alla recente uscita di Sul camminare. 52 modi per perdersi e ritrovarsi di Annabel Streets, edito da Add, ho provato subito il desiderio di leggerlo. La scrittrice inglese parte da un dato fondamentale: siamo nati per camminare, solo che lo abbiamo dimenticato, privandoci nel tempo dei molteplici benefici che regala a mente e corpo e rendendo invece un’abitudine utilizzare un mezzo per spostarci. Emblematica la domanda che si pone l’autrice all’inizio del libro: “Perché avevo guidato fino alla palestra per poter camminare sul tapis roulant e poter sgambettare sulla cyclette?”.
Tra esperienza personale, studi scientifici e ricerca, Sul camminare invita a riscoprire il piacere di andare a piedi in ogni occasione e lo fa suggerendoci ben 52 modi diversi, suddivisi in settimane, di passeggiare: anche il più riluttante troverà la tipologia adatta, anche il più pigro si lascerà incuriosire almeno da una proposta.
Dalle calzature adatte all’attrezzatura specifica, troviamo nel libro tutti i consigli per sperimentare in sicurezza e comodità camminate in contesti e climi diversi, scegliendo di volta in volta quello che ci ispira di più o quello che ancora non abbiamo provato. La cosa davvero interessante e ben spiegata è che per ogni “sentiero” ci sono alcuni benefici specifici per cui la scelta può variare in base alle nostre esigenze. Camminare con regolarità aiuta a mantenersi in forma sotto tanti punti di vista. È utile per proteggere il cuore, abbassare al pressione, ridurre il peso, contrastare il diabete e altre malattie. L’ossigeno che mettiamo in circolo con una passeggiata migliora l’umore, rigenera i tessuti, stimola la creatività e rinforza la memoria. Sapevate che stare seduti anche solo per un’ora blocca del 50% il flusso sanguigno dalle gambe al cuore, influenzando livelli di colesterolo e affaticando il cuore e il metabolismo?
Scegliere di andare a piedi inoltre ha anche un impatto ambientale, perché riduciamo smog e inquinamento acustico. Non credo servano altri elementi per decidere finalmente di muoversi!
Camminare nel freddo per esempio mantiene il cervello più lucido e accelera il metabolismo, camminare nel vento, grazie alla maggior quantità di ioni positivi, stimola la produzione di serotonina; camminare lentamente può essere un toccasana in un periodo di riabilitazione mentre camminare nell’acqua fa bene a chi soffre di osteoartite agli arti inferiori o al mal di schiena cronico. Camminare a piedi nudi (tra le mie passeggiate preferite) su spiagge, prati o terreni muschiosi ci fa sentire radicati, di buon umore e ci permette di scoprire l’universo sotto i nostri piedi. Tanto viene ritenuta benefica questo tipo di camminata che in Germania sono stati creati dei percorsi appositi.
Camminare ascoltando un audiolibro se magari il percorso da compiere è noioso, passeggiare nel sole o sotto la pioggia, portare a spasso un cane o camminare per raccogliere cibo (quanti di voi stanno raccogliendo le fragole in questo periodo?), hanno tutti risvolti positivi, fisicamente e psicologicamente.
Se il rumore del traffico amplifica lo stato di stress, ascoltare suoni naturali come il sibilo del vento, il rumore di un ruscello, il canto degli uccelli o il fruscio delle foglie fra gli alberi, abbassa i livelli di ansia, rallenta il battito cardiaco, rilascia i muscoli, portando tutto l’organismo in uno stato di rilassamento attivo. Le passeggiate sonore in mezzo alla natura allora diventano un momento di profondo benessere, in cui ci lasciamo guidare dalle nostre orecchie.
Un’altra forma di camminata particolare è quella meditativa dove si unisce il potere della meditazione (gli studi sugli effetti benefici per il cervello, il sistema immunitario ecc. sono ormai numerosi) e quello del movimento all’aria aperta, coordinando i passi e il respiro. Camminare meditando è semplice ma efficacissimo: sviluppa la consapevolezza, dona calma e chiarezza e a livello fisico abbassa i livelli di cortisolo, riducendo lo stress.
Tre le camminate più interessanti l’autrice propone quella di camminare disegnando, riflettendo sul fatto che quando scattiamo le foto con i cellulari invece di cogliere il momento forse lo stiamo perdendo. Proviamo a fare una bella passeggiata fermandoci a disegnare, come ci viene spontaneo, il panorama o degli elementi che ci colpiscono. Osservando siamo meno concentrati su noi stessi e più sulle piccole cose, non corriamo verso la meta ma ci godiamo il tragitto. In più disegnare mantiene attive le cellule del cervello.
Per mantenere corpo, cervello e anima in buono stato, dobbiamo essere attivi e stare all’aria aperta, lasciando la nostra zona di comfort e incontrando il mondo camminando.
Se proprio non ci convincesse nessuna delle passeggiate proposte (ma ne dubito), semplicemente usciamo di casa e incamminiamoci. Senza scopo, per il gusto di andare e lasciarsi portare dal flusso. L’ho provato diverse volte e oltre a dare un grande senso di libertà, andare a zonzo, diciamo così, porta sempre qualcosa di inaspettato o piacevole. Provare per credere.
Maria Claudia
Imparare la cura da giardiniera
Essere una giardiniera mi sta insegnando una nuova definizione di cura.
Vi racconto da dove ho iniziato.
Fin da piccola ho sempre avuto l’abitudine di raccogliere piantine buttate per strada, pezzi di piante e fiori striminziti. Lo scopo era dargli acqua, ripiantarli e vederli diventare una pianta sana e rigogliosa.
Per me il giardino inizia così: da semi rubati durante passeggiate e viaggi, da vasi recuperati nelle spazzature condominiali o dal retrobottega di fiorai e vivai. Il mio primo terrazzo era perfetto, ma come scenografia di un film di Tim Burton.
Eppure nel prendersi cura di queste piante non perfette, ho imparato ad ascoltare di più me stessa, la mia stanchezza, le mie emozioni, il mio corpo.
Poi è arrivata la pandemia e il privilegio di avere uno spazio verde privato in città. Nel cercare di tenermi insieme, tra dati terrificanti, paure, giornate infinite e senza appigli di routine avevo deciso di tenere un diario. Nasce così l'erbario emotivo: la storia delle piante con cui coabito ma anche delle emozioni che scopro grazie al dialogo con loro.
Il diario voleva essere un allenamento al metodo, un appuntamento fisso: ogni giorno una pianta. Io, però, con le routine non sono mai andata d’accordo. E infatti, dopo 11 giorni il diario si è perso. In pandemia, chiusi in casa, volatilizzato… Probabilmente lo ritroverò tra qualche anno piantumato insieme a qualche bulbo.
E allora è diventato un racconto che abbraccia il caos, uno strumento per indagare cosa può generare un dialogo aperto con le piante.
Il mio invito è proprio questo: dialogate con un mondo diverso dal vostro. E non perché le piante sono più belle se gli parliamo - breaking news: stanno benissimo senza di noi - bensì perché è al nostro egocentrismo umano che fa bene aprire interrogativi.
Il giardinaggio diventa, quindi, non tanto la capacità di proteggere una rosa dagli afidi, di rendere bella la composizione di una fioriera ma una ricerca.
Un tempo diverso dalla frenesia delle to do list, un vivaio dove a germinare sono le nostre ispirazioni e il nostro senso di appartenenza - e non di possesso - a un ecosistema.
Ho chiesto quindi ai bulbi di insegnarmi il senso del riposo e l'immaginazione del rifiorire. Alla lunaria, spuntata per caso in un vaso, ho chiesto di accompagnarmi alla scoperta del vagabondare e dell'inaspettato. Dal cardo e alle sue foglie e fiori spinosi ho accettato il mio essere ruvida, il dire no senza sentirmi in colpa. Dalla fioritura invernale del calicanto ho imparato la gentilezza e la cocciutaggine. Alla clematide che cresce intrecciandosi al caprifoglio ho chiesto di spiegarmi il valore della collaborazione: perché fiorire deve essere un verbo collettivo. Dalla superba gloriosa ho imparato a prendermi spazio, senza permettere a nessuno di farmi sentire piccola.
Da tutte queste storie di piante - lussureggianti, cattive, pazienti - e dai gesti e il tempo che trascorrevo in relazione con il giardino ho pensato che potesse esserci qualche seme da condividere all'esterno, qualcosa che, se condivisa, potesse far germinare nuovi modi di relazionarci con i mondi vegetali. E così, l'erbario emotivo si amplia e diventa momento di incontro. Riaperte le case, riabitati gli spazi pubblici, ripresi gli abbracci queste riflessioni le ho trasferite in giro per giardini e orti comunitari di Milano iniziando il programma di incontri dal nome Talee. Talee inteso come metafora: se una pianta può essere propagata con gesti semplici perché non fare lo stesso con le ispirazioni? Di giardino in giardino, di incontro in incontro, Talee propaga le storie di piante e persone in cerca di nuove definizioni di cura, ascolto, collaborazione, decolonizzazione, competizione e creatività.
Sono incontri vagabondi, spuntano senza appuntamenti fissi, senza l'ansia dell'essere evento. Per gruppi piccoli di persone, così da ascoltarci e conoscerci. E il filo rosso che li unisce è il pensiero che noi giardinieri e giardiniere non controlliamo nulla e non insegniamo niente: siamo coltivatori e coltivatrici perché vogliamo imparare dalle piante, vogliamo che siano loro a dirci come abitare questo mondo.
Un assaggio dal celebre catalogo di illustrazioni botaniche di Elizabeth Twining del 1868, riprodotto sul sito Illustrations of the Natural Orders of Plants, e arricchito con illustrazioni interattive, descrizioni e poster disegnati da Nicholas Rougeux.
Un piacere per gli occhi.
Braccia Rubate torna con la luna nuova del 20 aprile, con il diario dell’orto di Barbara, gli esercizi di fantastica, le cartoline, gli ospiti.
Se è il primo numero che ti arriva, puoi curiosare fra i precedenti qui e se vuoi scriverci qual è la tua passeggiata preferita o cosa ti hanno insegnato le piante scrivi a redazione@bracciarubate.it: ti aspettiamo.
Grazie.
Resisti al bisogno di chiacchierare: camminare in silenzio con un compagno crea un’intimità più forte di qualsiasi conversazione.
Annabel Streets