Per celebrare questo plenilunio appena trascorso, con un po’ di ritardo sulla Luna piena detta “dei fiori”, vi suggerisco una novità di Olschki editore dedicata a tutte le piante e ai fiori dipinti nella Primavera di Botticelli.
A uno sguardo attento non sarà sfuggita la quantità di elementi vegetali che il grande artista ha rappresentato, tanto che avvicinandoci al quadro – conservato alla Galleria degli Uffizi – possiamo “cogliere” un fiore dopo l’altro. Forse però non conosciamo il valore simbolico, terapeutico o addirittura magico-astrologico che in quell’epoca veniva attribuito e il perché della loro presenza nel dipinto.
La Primavera di Botticelli, un’interpretazione botanica di Mirella Levi D’Ancona ripercorre la storia e le diverse interpretazioni (che ancora si susseguono) di una delle opere più riprodotte al mondo, approfondendone le caratteristiche arboree, suddivise per gruppi e accompagnate da tavole esplicative per riconoscere piante e fiori all’interno della composizione. Avvalendosi dell’aiuto di Carlo Ricceri dell’Erbario Centrale dell’Università di Firenze, la Levi D’Ancona analizza ben quaranta piante presenti nel dipinto, spiengando i loro molteplici significati, con riferimenti ai testi antichi, medievali e rinascimentali. Le acqueforti delle singole piante che ne facilitano il riconoscimento, sono tratte dal libro sulle piante di Mathias de Lobel (del 1591) e permettono al lettore di gustare il quadro in ogni suo dettaglio floreale. Botticelli era particolarmente interessato al simbolismo botanico e per capire meglio la selezione fatta per la sua opera è bene sapere il motivo per cui gli fu commissionata.
Secondo l’autrice il dipinto venne concepito per la storia d’amore tra Giuliano de’ Medici e Fioretta, storia interrotta quando Giuliano morì nella congiura dei Pazzi nel 1478 e completata poi per il matrimonio tra Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici e Semiramide Appiani. In entrambi i casi è l’occasione romantica a favorire innumerevoli richiami all’amore, al matrimonio, alla sensualità.
La scena si svolge in un aranceto (l’arancia era simbolo del matrimonio sin dall’antichità) dove spiccano due alberi di alloro (emblema di Lorenzo il Magnifico e di suo cugino) in cui si muovono Venere al centro, Mercurio sul lato sinistro con un particolare stivale ricoperto di fiorellini bianchi, le tre Grazie che danzano indossando vestiti impalpabili e trasparenti, Cloris dalla cui bocca – come descritto nei Fasti di Ovidio – escono rose, violette, pervinche e fiordalisi - e che, mentre un azzurro e un po’ inquietante Zefiro la afferra, si trasforma in Flora. Dall’alto Cupido bendato sta per scoccare una freccia. Tutte le figure alludono ad altri personaggi, reali o simbolici - per esempio Flora è stata identificata con la città di Firenze e Talia, la Grazia centrale, è la futura sposa Semiramide Appiani - combinati nei diversi significati letterari, filosofici, iconografici e iconologici che tutta l’opera custodisce.
Dopo il restauro del 1982, grazie all’analisi del botanico Guido Moggi, si ha una conoscenza puntuale degli esemplari rappresentati ed è emerso che la maggior parte corrispondono a piante reali, per lo più spontanee e comuni nel territorio fiorentino che sbocciano nei mesi di aprile e maggio. Margherite, viole e ranuncoli sono i più numerosi e poi nella ghirlanda e nel serto della Primavera prevalgono le fragole, che significano piacere e spesso nei testi dell’epoca sono paragonate alle labbra della donna amata, giacinti bianchi e fiordalisi. Abbondano le rose, cosparse sul prato e sui vestiti; rose fiore prediletto dai poeti, simbolo dell’amore audace e felice.
Venere ha una corona di mirto, pianta a lei sacra le cui bacche erano considerate afrodisiache, mentre nel suo vestito si trovano i garofani, a ricordare l’usanza secondo cui le spose nascondevano sulla loro persona un garofano il giorno delle nozze perché lo sposo, cercandolo, fosse invitato all’intimità.
Alcuni fiori presenti nel dipinto: 1) Rosa, 2) Tossilaggine, 3) Giacinto rosa, 4) Viola, 5) Margherite, 6) Papavero, 7) Giacinto, 8) Viperina azzurra, 9) Fior di fragola, 10) Ranuncolo
Nella corona nunziale di Flora invece, intrecciato al mirto, spicca il melograno, simbolo di fertilità per i suoi numerosi chicchi: le due piante così unite rappresentano l’amore eterno. Ancora tra i capelli, è posizionato un papavero, simbolo della prova d’amore: secondo il Ripa un petalo di papavero viene posto sulla mano chiusa a pugno e poi schiacciato con un colpo secco, se il petalo scoppia significa che l’amore è corrisposto.
È incredibile come ogni angolo del dipinto sia valorizzato dalla presenza di un fiore o di una pianta, un trionfo vegetale quasi esagerato eppure perfetto nell’insieme. Tra le fonti filosofiche a cui attinse Botticelli ci fu senz’altro il De amore di Marsilio Ficino di cui è riconoscibile un passo nella presenza degli aster e del crescione sulla figura di Mercurio.
Queste sono solo alcune delle tante informazioni che grazie allo studio della Levi D’Ancona ci consentono di leggere in un’altra prospettiva, quella botanica, un’icona del Rinascimento, tra le più discusse opere nel panorama figurativo di tutti i tempi. Conoscerne la storia e i dettagli nascosti ci fa immergere nel quadro e ci ricorda la grande attenzione che gli umanisti dedicarono alla Natura in ogni suo aspetto, dai più teneri e umili fiori fino alla grandezza dell’Universo.
Forse stiamo calpestando anche noi quel prato cosparso di fiori mentre un dardo infuocato sta per colpire la futura sposa e il desiderio d’amore attraversa l’atmosfera?
Maria Claudia
In questi mesi ho dovuto percorrere sentieri imprevisti e un po’ accidentati, che mi hanno tenuta lontano da i Sentieri più solari e amati, ma ho sempre confidato nella comprensione dei lettori e delle lettrici di Braccia Rubate e per questo vi ringrazio. Ci vediamo con la luna nuova del 6 giugno, il diario dell’orto e i diversi contributi a cura di Barbara.
Se vuoi raccontarci i tuoi fiori preferiti della Primavera o i simboli botanici che più ti incuriosiscono, scrivi a bracciarubatenewsletter@gmail.com: saremo felici di leggerti.
Maria Claudia
Guarda attentamente, affina la mente, vedi la luce.
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