La prima luna piena dell’anno viene chiamata Luna piena del lupo: un tempo era in questo periodo che più facilmente si sentivano i lupi ululare, spinti dalla ricerca di cibo vicino agli insediamenti umani. Dato che si sta per concludere il mese più freddo viene anche detta Luna del Grande inverno o Luna dei Ghiacci.
Gli alberi sono spogli, gli animali sono al riparo nelle loro tane e alcuni sono già in letargo aspettando la primavera in uno stato sospeso, rallentato. Per loro è un periodo di sosta e silenzio, noi invece abbiamo ricominciato tutte le nostre attività dopo la pausa natalizia e forse avvertiamo già la stanchezza dei soliti ritmi quotidiani. Cerchiamo di non sprecare le energie, dirigiamole verso l’interno, prendiamoci cura di noi. Proviamo a farlo, questa volta, percorrendo un sentiero tra erbe, antichi rimedi naturali e le origini dell’erboristeria moderna.
Maria Claudia
Elisir. Nella valle alla fine del tempo
«La luna sembrava piena di burro spumeggiante. Sentivo la linfa affiorare nei pini come il sangue affiora sulla pelle. Quando c’è la luna piena ogni cosa qui raddoppia. Sulla superficie lunare c’erano pallide righe topografiche che mi fecero venire in mente un’antica poesia cinese: “il coniglio lunare macina la medicina invano”. I nostri lontani antenati in quelle linee scorgevano una “lepre lunare” che, con mortaio e pestello, frantumava un elisir di eternità, lo frantumava, appena fuori dalla portata dell’uomo».
A parlare è la poetessa e scrittrice Kapka Kassabova, voce bulgara ora naturalizzata scozzese che nel suo ultimo libro, Elisir. Nella valle alla fine del tempo, edito da Crocetti, torna nella sua terra d’origine, nella zona incastonata tra i Balcani e attraversata dal fiume Mesta, per regalarci una storia di antiche tradizioni erboristiche, di magia e alchimia, di esplorazione vegetale e di coscienza, di vita e di morte. Un’atmosfera piena di meraviglia regna fra le pagine e invita il lettore a immergersi nel racconto con tutti i sensi, aprendosi alla possibilità di riconnettersi con la natura e con i suoi rimedi. La valle del Mesta, uno dei fiumi più antichi d’Europa, ospita diverse comunità ancora “intatte” dal punto di vista delle tradizioni popolari perché a differenza delle libertà religiose o di altro tipo, la libertà di praticare la medicina naturale, di adorare sorgenti o pietre non è stata bandita dallo Stato.
L’autrice trascorre diverso tempo con gli abitanti di questa regione circondata da foreste e montagne particolarmente ricche per i cercatori di erbe. Incontra donne e uomini discendenti da una lunga stirpe di raccoglitori, guaritori e mistici, e mentre impara a conoscere le piante selvatiche e l’antica pratica dell’erboristeria, sperimentando un sistema in cui la natura e la cultura si fondono da millenni, ci fa comprendere il peso della perdita dell’eredità culturale ed ecologica che le persone della valle hanno subito. Mostrandoci lo sfruttamento della gente locale e della loro terra - sconvolti e segnati nel corso dei secoli da ondate di invasioni e persecuzioni - sottolinea l’importanza di recuperare le conoscenze antiche connettendo persone, piante e luoghi.
La ricerca dell’elisir, evocato nel titolo e così evidentemente presente nelle storie e nei personaggi che incontriamo nel libro, può essere inteso in questa direzione: ripristinare il nostro rapporto interrotto con la natura: «Non so dirvi che cosa sia l’elisir. Dovete cercarlo per conto vostro - afferma la Kassabova. Quel che so è che la nostra Terra lo produce senza sosta nel suo calderone, ovunque, e voi fate parte della folle ricetta. Non potete comprarlo né venderlo. Ha inizio quando il denaro e le parole finiscono e diventate ciò che siete, qualcosa per cui vale la pena di salire e scendere tra vette e vallate».
In Elisir. La valle alla fine del tempo viene citato A Modern Herbal, un’opera composta nel 1913 dall’erborista inglese Maude Grieve. Un libro tutt’ora utilissimo, oltre che bello nelle stampe a colori, per conoscere le erbe e i loro usi: è disponibile on line dove si trovano le schede delle oltre ottocento piante catalogate da Grieve con la loro descrizione scientifica, le loro proprietà medicinali, culinarie e cosmetiche, gli antidoti e il loro tipo di coltivazione.
Ildegarda di Bingen, alle origini della moderna erboristeria
Sempre la Kassabova racconta in un’intervista di essersi imbattuta nella figura di Ildegarda di Bingen attraverso le piante e di aver approfondito in seguito la figura di questa donna eccezionale, scoprendo che fra le sue moltissime occupazioni era anche erborista e botanica, anzi, i suoi studi sono all’origine dell’erboristeria moderna.
Santa Ildegarda emerge nell’ambiente benedettino del XII secolo quando le monache erano solite coltivare il giardino e l’orto, dedicandosi alla preparazione di medicine naturali. Se fino al Medioevo tutto ciò che riguardava il pensiero, scientifico e filosofico, era riservato agli uomini, la botanica costituiva un’eccezione perché da sempre la donna, nelle diverse culture, aveva la conoscenza dell’uso delle erbe per la cura di diverse malattie. I monasteri in generale erano luoghi di assistenza medica oltre che luoghi di rifugio e ospitalità. Le proprietà medicamentose delle piante officinali erano studiate e classificate e nelle biblioteche venivano conservati scritti a riguardo che spesso univano un approfondimento filosofico e teologico che comprendeva lo studio dell’essere umano nella sua interezza.
Ildegarda, mistica, teologa, fondatrice di monasteri e compositrice, fu una pioniera dell’approccio olistico alla salute, convinta che il benessere fosse il risultato dell’equilibro tra la componente fisica, psichica e spirituale per cui la malattia è il risultato della rottura di questo equilibrio che va ripristinato. Il suo approccio “integrale ed ecologico”, prevedeva che ogni rimedio naturale venisse somministrato e dosato a seconda della persona e in relazione all’ambiente, riconoscendo ad ogni individuo la sua specificità.
[dal Liber Divinorum Operum di Ildegarda di Bingen]
L’attività scientifica di Ildegarda comincia proprio con la coltivazione dell’orto claustrale, i cui prodotti servono per produrre pomate, composti e decotti. Mentre studia le erbe e osserva i fenomeni naturali, contemplandoli nell’ottica della fede, diventa oltre che erborista, una valida botanica autrice dell’ “Herbora sempliciorum” dove illustra, come in un erbario, le erbe, descrivendone le proprietà terapeutiche e dando consigli su come usarle. Il testo divenne una guida per molti monaci e monache delle epoche successive (molti suoi consigli sono ancora attuali), e permise di incrementare la nascita di laboratori erboristici per la produzione di tisane, elisir, oli essenziali e unguenti. In un'altra opera, “Storia naturale o Libro delle medicine semplici”, oltre a descrivere erbe e alberi, con relative proprietà terapeutiche tratta di volatili e pietre preziose, attribuendo alle pietre un effetto curativo, perché anch’esse possiedono l’energia diffusa in tutto il creato, anticipando l’odierna cristalloterapia.
Nel “Libro delle cause e dei rimedi” o “Libro delle medicine composte” invece, in linea con la sua visione olistica, raccomanda l’uso della musica e dell’arte, della contemplazione e della preghiera per curare non solo i sintomi, ma comprendere l’origine stessa della malattia, perché corpo e mente non funzionano separatamente. Anche dal punto di vista della dieta precorreva i tempi: erbe, piante e animali sono un mondo da comprendere e rispettare per fare scelte alimentari sane.
Tutto nella sua attività testimonia la profonda connessione tra Dio e la natura, tra l’essere umano e l’Universo: solo recuperando la comunione con il Tutto possiamo vivere in armonia sostiene Ildegarda e le erbe e le piante, così come per la Kassabova, sono degli strumenti utili per recuperare il legame con quegli elementi naturali di cui siamo fatti ma da cui, troppo spesso, tendiamo ad allontanarci.
Grazie anche per aver letto anche stasera; ci rivediamo con la luna nuova del 10 febbraio, insieme a Barbara e al suo diario dell’orto. Se è il primo numero che ti arriva, puoi curiosare fra i precedenti qui e da qualche numero anche qui. Se vuoi raccontarci quali sono le tue erbe preferite o il tuo elisir scrivici bracciarubatenewsletter@gmail.com: saremo felici di leggerti.
Maria Claudia